Inaugurazione 2011

Discorsi della Biennale - Edizione 2011

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  • 13/04/2011, ore 15:00
  • Teatro Carignano
  • Giorgio Napolitano, Gustavo Zagrebelsky, Mario Draghi, Sergio Chiamparino

La crisi economica scoppiata nel 2009 ha posto in evidenza la necessitĂ  di nuove e piĂą efficaci forme di regolazione internazionale dell’economia e della finanza. Anche l’Unione europea ha bisogno di una struttura di governo migliore. Simili innovazioni nel sistema di governance sovranazionale sollevano però il problema del deficit democratico: come conciliare l’esigenza di creare istituzioni internazionali con il diritto dei cittadini di partecipare alle decisioni collettive? Un problema a cui dare risposta, nella convinzione che la chiusura nei confini nazionali sia una strada ormai superata.

India invisibile. L’altra faccia del miracolo

Dialoghi - Edizione 2019

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  • 27/03/2019, ore 11:00
  • Aula Magna Campus Universitario Luigi Einaudi
  • Alpa Shah, Gianmaria Ajani, Jens Lerche, Tommaso Bobbio

L’economia indiana è fra quelle in più rapida crescita, destinata a posizionarsi, entro la metà del secolo, subito dopo quella della Cina. Ma a quale prezzo? A godere del boom economico è solo una minoranza della popolazione: circa 800 milioni di persone, infatti, sopravvivono con meno di due dollari al giorno. L’incredibile ricchezza di cui usufruiscono in pochi deriva da una vera e propria violazione dei diritti delle comunità più svantaggiate, quelle degli Adivasi e dei Dalit, fonte di manodopera a bassissimo costo: sono loro l’altra faccia del miracolo economico indiano.

L’economia circolare come leva di sviluppo

Dialoghi - Edizione 2019

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  • 30/03/2019, ore 18:30
  • Circolo dei Lettori Sala Grande
  • Francesco Quatraro, Giuseppe Ricci, Luca Ubaldeschi

L’economia circolare è un’opportunità per riscrivere il nostro futuro, ovvero è un modello economico che ha l’obiettivo di preservare il valore delle risorse naturali nel tempo promuovendo il riuso, il riciclo e la rigenerazione, e soprattutto l’allungamento della vita dei prodotti, dei componenti e dei materiali, consentendo di minimizzare l’utilizzo di nuove materie prime e di fonti energiche nel ciclo produttivo. Per centinaia di anni si è ragionato in modo lineare, dalla culla alla tomba, cambiare l’approccio significa cambiare prospettiva e guardare con occhi nuovi ciò che ci circonda, riconoscendo in ogni bene o prodotto un’utilità che supera la finalità per cui è stato concepito. Vuol dire superare il modello take-make-dispose,ovvero i beni sono prodotti a partire dall’estrazione di materie prime, vengono trasformati, venduti, utilizzati (spesso non sfruttandone appieno le potenzialità) e infine eliminati come rifiuti. Tutto ciò mette a rischio la capacità rigenerativa del pianeta a causa di esternalità negative come l’inquinamento o la saturazione delle matrici ambientali o il consumo sconsiderato di alcune risorse.
Il problema del superamento della capacità rigenerativa è una questione non solo ecologica ma anche economica che chiama in causa dimensioni culturali, comportamentali e valoriali. Il cambio di paradigma produttivo si basa sulla riduzione progressiva dei rifiuti intervenendo sull’ecodesign (pensare prodotti che non producano rifiuti e scarti e che possano durare nel tempo utilizzandoli in modo diverso), sulla capacità trasformativa ovvero modularità, versatilità e capacità di intercettare gli input provenienti da filiere anche diverse da quella di appartenenza e su una visione sistemica ed olistica capace di generare osmosi di prodotti e di idee. Tale transizione si delinea come un’esigenza fondamentale per garantire lo sviluppo sostenibile dell’economia globale, con l’obiettivo di disaccoppiare la crescita del reddito dal consumo progressivo di risorse. Ad oggi, si stima che 1,2 miliardi della parte di popolazione globale più povera sia responsabile di appena l’1% dei consumi globali e che, secondo le Nazioni Unite, si raggiungerà quota 8,5 miliardi di persone entro il 2030. Questo scenario paventa ulteriori pressioni alla capacità rigenerativa del pianeta, pertanto diventa fondamentale intervenire con una inversione di marcia.
Eni si pone in prima linea promuovendo iniziative che rispondano a pieno ai principi della circolarità. E’ la prima società Oil&Gas ad aver convertito una raffineria tradizionale in bio-raffineria a Venezia e a breve entrerà in esercizio quella di Gela. Sul piano operativo stiamo intensificando la produzione dei bio-carburanti, ricercando sempre nuove soluzioni per sostituire i carburanti derivanti da fonti fossili con quelli di origine vegetale o provenienti da scarti e rifiuti. Eni diesel+ contiene il 15% di componente rinnovabile prodotto nella bioraffineria e, oltre a migliorare l’efficienza del motore e ridurre le emissioni dei componenti che influiscono sulla qualità dell’aria, contribuisce ad abbattere le emissioni di CO2 e a favorire una mobilità più sostenibile, rispettosa dell’ambiente e delle persone.
Grazie a un accordo firmato tra Eni e il Consorzio Conoe e successivamente con moltissimi consorziati con questo, si realizza un circuito virtuoso di economia circolare. L’olio vegetale esausto (banalmente l’olio di frittura) viene raccolto e conferito alla bioraffineria di Venezia per essere trasformato in biocarburante di alta qualità. Il progetto è stato esteso a diverse municipalizzate ed anche a tutti i dipendenti Eni che contribuisco alla raccolta degli olii prodotti nelle proprie cucine.
Eni sta contribuendo con servizi di car sharing per muoversi in cittĂ  con piĂą agilitĂ  e limitazione dei propri consumi grazie alla condivisione di beni e servizi attraverso il progetto Enjoy, con oltre 17 milioni di noleggi a Milano, Roma, Firenze, Torino, Bologna e Catania.
Il pensiero circolare è per Eni motore di cambiamento, capovolgendo il paradigma dei rifiuti che possono passare da “emergenza” a risorsa convertendoli in prodotti commercializzabili, come per esempio i rifiuti organici in olio combustibile per mezzi marini, i fanghi biologici e diverse tipologie di biomasse in bio-metano e le plastiche non riciclabili in idrogeno o metanolo.
Sono solo alcuni esempi per dimostrare le chance offerte da un approccio circolare che supera la visione del riciclo per trasformarsi in una economia, capace di reintegrare i flussi di materia e di rivalorizzare quelli tecnici, limitando l’uso delle risorse naturali e soprattutto di creare nuovo valore attraverso nuove opportunità occupazionali e benefici socio ambientali.

L’impresa che fa bene

Dare voce - Edizione 2017

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  • 02/04/2017, ore 18:00
  • Scuola Holden
  • Alessandro Grella, Barbara Graffino, Carlo Boccazzi, Erika Mattarella, Luciana Delle Donne, Marzia Camarda, Stefania Fumagalli, Tiziana Ciampolini

Il racconto di realtà imprenditoriali e associative che hanno come tratti comuni la risposta rapida ed efficace a un’emergenza, o a una difficoltà cronica a cui le istituzioni non riescono a rispondere, e la loro ricaduta sociale. Un nuovo modello di aggregazione: capace di ascoltare, veloce nella risposta, esperta nel coniugare valore etico e sostenibilità economica. Una kermesse operativa, attraverso esempi virtuosi che si sono irradiati sul territorio nazionale: Izmade, Made in carcere, Snodi-Fabene, Nexto, Au petit bonheur, Coldiretti-Cibo civile, Hackability.

L’impresa culturale

Dibattiti - Edizione 2017

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  • 01/04/2017, ore 18:00
  • Accademia delle Scienze
  • Luca Asvisio, Luca Dal Pozzolo, Mario Montalcini, Roberto Coda

Le politiche di sviluppo guardano oggi al comparto culturale alimentando speranze di forti crescite occupazionali ed economiche. L’ultima risoluzione dell’Unione europea traccia un perimetro largo delle imprese culturali e creative, includendo istituzioni ed enti assai differenziati: dai musei ai media, ai videogame, allo spettacolo. Se il tenere insieme soggetti così diversi mostra la rilevanza di un comparto composito, occorre però saper valorizzare le specificità e i modelli economici di ciascuna di queste attività.

La terza societĂ 

Discorsi della Biennale - Edizione 2015

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  • 26/03/2015, ore 18:00
  • Teatro Carignano
  • Luca Ricolfi, Paolo Griseri

L’Italia è un Paese in cui si intrecciano tre realtà fondamentali: la società delle garanzie, protetta dalla politica e dalle leggi, la società del rischio, esposta alle turbolenze del mercato, e la terza società, fatta da coloro che “stanno fuori” perché non hanno un lavoro o ne hanno uno in nero. Negli anni della crisi, per la prima volta nella storia d’Italia, l’ampiezza della terza società ha superato quella delle altre due.