Discorsi della Biennale - Edizione 2017
Apocalisse è un termine ormai usurato per indicare le trasformazioni radicali e rapidissime che l’umanità ha conosciuto nel corso del secolo breve e oltre. Che cosa nasconde/rivela l’uso di un termine così pregno di ascendenze teologiche, così religiosamente connotato? Se assunto secondo il suo etimo, esso dovrebbe risultare estraneo a ogni discorso propriamente politico-mondano. L’apocalisse indica, infatti, la “grande crisi” attraverso cui si esce dalla dimensione temporale e dovrebbe perciò apparire una mera contraddizione in termini. Perché, allora, parlare di apocalisse? Quali caratteri del presente ci inducono a usare questa immagine-simbolo?