Geopolitica del mondo virato

Discorsi della Biennale - Edizione 2021

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  • 07/10/2021, ore 21:30
  • OGR - Officine Grandi Riparazioni
  • Gustavo Zagrebelsky, Lucio Caracciolo

Il coronavirus ridisegna la geopolitica globale ma, in molti casi, lo fa accentuando tendenze pregresse a carattere più o meno strutturale. Su tutte, la rivalità Usa-Cina, cifra geostrategica del nostro tempo. Lo scontro sempre più aperto tra l’egemone consacrato e la potenza antagonista esce acuito dall’emergenza medica, che obbliga Washington e Pechino a misurarsi con gli aspetti problematici e conflittuali di un’interdipendenza sempre più scomoda. La “pandemia”, geopoliticamente, non esiste.

La libertĂ  dopo l’89

Dialoghi - Edizione 2023

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  • 24/03/2023, ore 18:30
  • Cavallerizza Reale
  • Daniela Steila, Michail Minakov

Il 1989 è la data simbolo della fine della guerra fredda: il blocco sovietico cessava di essere il nemico dell’Occidente e i paesi che lo costituivano si ricostruivano secondo il modello delle democrazie liberali. L’intera regione post-comunista sembrava definirsi come una periferia ininfluente sulla pace democratica paneuropea. Ora, invece, le “democrazie imperfette” dell’Est risultano determinanti per il destino dell’Europa, nel conflitto con una Russia autocratica e vigorosamente anti-occidentale. Che cosa è accaduto? Come tutto questo chiama in causa e ridefinisce la democrazia europea?

Le conseguenze della guerra sul cibo

Dialoghi - Edizione 2023

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  • 25/03/2023, ore 18:00
  • Politecnico di Torino Aula Magna
  • Carlo Petrini, Egidio Dansero, Guido Saracco, Valentina Dirindin

Come qualsiasi altro bene, il cibo ha una dimensione geopolitica. La drammatica crisi del grano ucraino – oggi solo parzialmente sbloccata – lo ha mostrato con violenza, portando scarsità e dolore. Ma se la causa prima è la guerra, ad agire da moltiplicatore è l’insieme dei modelli globali con cui abbiamo scelto di gestire l’alimentazione. La finanziarizzazione del sistema-cibo comporta un costo crescente, scaricato in larga parte sui paesi più deboli. Ma non è troppo tardi per cambiare le cose.

Medici di tutto il mondo unitevi! Anzi no. Il virus tra scienza e geopolitica

Dibattiti - Edizione 2021

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  • 09/10/2021, ore 10:30
  • Complesso Aldo Moro Aula Magna
  • Barbara Gagliardi, Fabrizio Maronta, Federico Toth, Giorgio Cuscito

Ciò che biologia unisce, geopolitica divide. A inizio epidemia è prevalsa l’idea che di fronte a un’emergenza medica i governi avrebbero agito in modo simile, se non coordinato, stante la comunanza della sfida. In realtà, si sono osservate condotte divergenti, quando non radicalmente opposte, dettate in parte dalle caratteristiche dei rispettivi sistemi sanitari, molto diversi fra loro, ma anche, se non soprattutto, dalle profonde differenze politiche, culturali, storiche, giuridiche e sociali. Insomma, l’emergenza non ha cancellato, ma ha forse addirittura acuito, confliggenti priorità geostrategiche.

Tutto un altro mondo. Come la guerra in Ucraina cambia l’Europa (e non solo)

Dialoghi - Edizione 2023

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  • 23/03/2023, ore 15:30
  • Circolo dei Lettori Sala Grande
  • Fabrizio Maronta, Mirko Mussetti

Guerra grande: così appare a uno sguardo geopolitico il conflitto ucraino, le cui ragioni e ricadute travalicano l’aspro scontro sul campo tra Russia e Ucraina. Guerra d’invasione nella sua genesi, lo scontro è assurto a guerra per procura tra Stati Uniti (dunque Nato) e Russia. Un conflitto d’attrito inscritto nella più ampia cornice della contesa Usa-Cina, che le crude vicende ucraine possono portare a un nuovo livello. Per l’“amicizia senza limiti” tra Mosca e Pechino, ma anche per gli effetti destabilizzanti della campagna militare. Sullo sfondo, l’irrisolta questione di Taiwan.

USA contro Cina. La sfida del secolo vista da Pechino

Lectio - Edizione 2023

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  • 24/03/2023, ore 18:30
  • Polo del '900
  • Fabio Armao, Giorgio Cuscito

Il XX Congresso del Partito comunista ha segnato l’inizio del terzo mandato di Xi Jinping alla guida della Repubblica Popolare Cinese. Ora Pechino vuole superare l’epidemia di Covid per rimettere in moto l’economia, allentare la pressione sociale e concentrarsi sulla partita del secolo con gli Stati Uniti. La forte dipendenza dalla tecnologia americana e l’attuale impossibilità di conquistare Taiwan senza scatenare una guerra con Washington ostacolano il risorgimento della nazione cinese prefigurato da Xi.